Mario Sebastiani Concentrazioni e sviluppo del trasporto pubblico Seminario Azienda Unica Regionale: la soluzione per il trasporto pubblico locale? Federmobilità, Roma 20 gennaio 2014 Il TPLR come lo vorremmo In una recente audizione alla Camera, l’AD di FSI ha delineato un’organizzazione del TPLR disegnata secondo i migliori standard europei: a) servizi modali differenziati in funzione delle esigenze di spostamenti; b) priorità ed eliminazione di sovrapposizioni fra modalità; c) integrazione modale → relazioni fra ferro e gomma in schema hub & spokes 2 E i nostri handicap infrastrutturali a) b) Per questi obiettivi l’Italia sconta handicap infrastrutturali gravi: la lunghezza complessiva della rete metropolitana italiana è inferiore a quella della sola Barcellona; le linee ferroviarie suburbane in Italia sono in media 9,9 Km per mln di abitanti, contro 30,6 in Spagna, 26,5 nel Regno Unito, 24,8 in Germania; insomma, ci vorranno tempo e risorse; nel frattempo cosa si può fare? Il titolo di questo seminario ci interroga se “la “soluzione” per migliorare le cose sia di andare verso forme di “integrazione”. 3 Integrazioni e concentrazioni La risposta oggi crescente in Italia è per integrazioni via “grandi lotti” di affidamento (integrazioni via concentrazione del mercato): a) “orizzontali” (per modalità), fino all’azienda unica (ad esempio) ferroviaria regionale, b) o “verticali” (fra modalità), o le due forme insieme. 4 Le altre condizioni La dimensione dei lotti è importante, ma vanno adeguati anche i “contenuti” (livelli di servizio, priorità, programmazione, ecc.); e cambiate altre condizioni al contorno 5 Le condizioni al contorno • a livello nazionale: stabilità delle norme e norme chiare (un testo unico sul TPLR?); • prevalentemente a livello nazionale (direttamente o indirettamente): incertezza e discontinuità dei flussi finanziari, sbilanciamento dei finanziamenti in conto esercizio vs. investimenti; • a livello locale: corretti sistemi di incentivi all’efficienza (es. costi standard, contratti net cost, price cap, ecc.), di allocazione dei rischi, di flessibilità della programmazione di dettaglio, di parterneship fra concedenti e gestori, meccanismi sanzionatori credibili; • di fondo (soprattutto a livello locale ma non solo) capacità amministrativa e regolatoria (di allestimento delle gare, disegno dei rapporti contrattuali con i gestori, ecc.) – reale risorsa scarsa; • veramente è pensabile cambiare le cose senza porre mano a quanto sopra (magari agitando la bandiera della concorrenza)? 6 Costo e fabbisogno standard: a quando e come? • l’efficienza delle imprese di TPLR dipende solo in parte dalle leve in mano ai gestori – prevale il contesto ambientale; • costi e fabbisogni standard possono diventare una “novità rivoluzionaria” a condizione che incorporino anche obiettivi di efficienza da imporre alle policy locali (politiche urbane della mobilità, velocità commerciale, aggregazioni fra imprese, ecc.), non solo a quello che possono fare i gestori nel quadro locale dato; • vincoli al finanziamento del TPLR (con fondi regionali o con il fondo nazionale) subordinatamente alla convergenza tendenziale verso il fabbisogno standard, calcolato come al punto precedente. 7 Privato è bello (purché non sia un mito) • • • • • • • • • nulla è più efficiente dell’interesse personale (ricerca del profitto), ma vi è da chiedersi: se la correlazione fra efficienza e regime gestionale privato sia interamente dovuta alla “naturale virtuosità” dei privati, o non anche al fatto che, potendo scegliere, i privati (virtuosamente) si affacciano dove vi sono le condizioni e dove il contesto ambientale del servizio è più promettente; quindi: attenti alle correlazioni “statisticamente provate”; ciò premesso, sfatiamo un altro mito: l’identificazione fra i SP e le imprese pubbliche, superata dalla storia e dalla giurisprudenza ma che seguita a generare mostri (il referendum sull’”acqua privata”); le gestioni “private” possono essere ricondotte all’interesse pubblico da un sistema regolatorio efficiente; questo vale anche per la gestione delle reti, purché la proprietà resti pubblica (autostrade, aeroporti) – anche per la rete ferroviaria; propongo di abolire il concetto di impresa pubblica (che gli dà un che di diversità strutturale rispetto alle imprese “normali”) e di parlare invece di imprese (oggi) di proprietà pubblica, che devono comportarsi nella logica dell’operatore di mercato; altro mito da sfatare: stante il principio di neutralità della proprietà ciò che conta è che vi siano procedure competitive, non il regime proprietario del vincitore (purché concorra a pari condizioni). 8 I perché della concentrazione del mercato La concentrazione del mercato, viene giustificata da obiettivi di: a) organizzazione/coordinamento/integrazione fra servizi (della stessa modalità o di più modalità); b) cattura di economie di scala. la prima ragione sovrappone due nozioni distinte: (i) l’ ATO, che ha valenza organizzativa e di governo del TPLR (ii) con quella dei lotti di affidamento, che invece ha valenza gestionale; (iii) l’identificazione fra ATO e lotto → internalizzazione nella gestione del momento organizzativo; la seconda è reale, ma vi sono più forme di concentrazione che permettono di catturare economie di scala: a) in uno stesso mercato geografico (la dimensione del lotto di affidamento); b) su più mercati. 9 Dimensioni di impresa: trasporto su gomma a) b) c) d) nanismo delle imprese di trasporto locale: nel 2011 operavano in Italia nel trasporto urbano ed extra-urbano (bus, tram e metro) 1.069 imprese; la quota di mercato dei primi tre operatori nazionali su gomma è pari al 26% del totale nazionale contro il 77% della Francia e il 56 del Regno Unito; quasi la metà delle imprese di trasporto su gomma ha meno di 5 addetti e solo il 12% ne ha più di 100; il valore della produzione della maggiore impresa di TPL italiana (l’ATAC) è 1/7 dei quello di First Group (che tuttavia è presente anche in altri segmenti di trasporto). fuor di dubbio si debba andare verso una riduzione della frammentazione delle imprese (peraltro non infrequentemente uno stesso affidamento è gestito in associazione da più imprese): il punto essenziale è la misura. 10 Dimensioni di impresa: trasporto ferroviario non vi è ragione di sopravvivenza delle tante microimprese ferrovie regionali; per il “resto”, stante l’ubiquità di Trenitalia (uti singulo o in associazione), il mercato ferroviario non può dirsi frammentato (slide seguente); il che non significa che Trenitalia-TPR sia troppo grande in assoluto; significa che deve puntare altrove; la concentrazione del mercato è destinata a crescere nella prospettiva dell’interazione ferro-gomma. 11 Integrazione fra servizi e concentrazioni: il trasporto ferroviario regionale 12 Tirannia delle economie di scala? a) b) l’economicità gestionale non può essere alibi per affidamenti di grandi dimensioni: le economie di scala a livello di gestore (dimensione dei lotto affidamento) si esauriscono “rapidamente” (sebbene in misura diversa a seconda della tipologia di servizio e della modalità); sono invece “più lunghe” le economie di scala a livello di gruppo → diversificazione dei mercati geografici. 13 a) b) Economie di scala e concentrazione del mercato lo prova la compresenza in altri paesi di affidamenti piccoli, come in Svezia, Danimarca, Finlandia, Germania e (limitatamente all’extra-urbano) Francia, o per singole linee (Londra), e al tempo stesso di colossi imprenditoriali, quali First Group, Veolia, RATP, Arriva, ecc.; in conclusione: la dimensione ottima di impresa non va vista solo a livello di gestore ma di gruppo; sotto il profilo industriale la concentrazione è necessaria ma non va identificata con l’ampliamento dei lotti di affidamento. 14 Organizzazione dei servizi e concentrazione del mercato militano per la concentrazione nel mercato le difficoltà e i costi di organizzazione, coordinamento, gestione di molteplici gare e contratti di servizio (costi di “agenzia”); la vera risorsa scarsa è la capacità organizzativa, amministrativa, regolatoria a livello territoriale con la conseguente tentazione di “affidarsi” a un unico o a pochi gestori, forti, attrezzati e capaci di garantirsi risorse pubbliche; di qui la necessità prioritaria di sviluppare la capacità di governance locale. 15 Benchmarks a) b) c) a) b) Le imprese leaders a livello mondiale di TPLR: sono incomparabilmente più grandi di quelle italiane (inclusa Trenitalia); sono presenti in tutte le modalità di trasporto; generano oltre la metà del fatturato in paesi diversi da quelli di origine. Sono cresciute: con operazioni di concentrazione (es. OPA di DB BHAN su Arriva, Fusione Veolia-Transdev) e vincendo gare 16 Benchmarks La competitività delle imprese leader deriva non tanto nella crescita nel mercato geografico, quanto nella diversificazione fra mercati - da economie di scala e di scopo a livello di gruppo, contesto ambientale: amministrazioni forti, regolatori attrezzati; conclusione: la concentrazione è necessaria ma non va identificata con l’ampliamento dei lotti di affidamento. 17 Dove stiamo andando All’opposto, in Italia si procede a concentrazioni nei mercati locali e regionali di cui l’affidamento unico regionale (per modalità o fra modalità) è l’espressione che sembra essere considerata più virtuosa le aziende (anche se aggiudicatarie per gara) uniche regionali hanno un connotato puramente difensivo → aggregazione intorno all’unico operatore nazionale forte in grado di supplice ai deficit organizzativi regionali e locali; rappresentano ammissione di fallimento delle amministrazioni. 18 Concorrenza per il mercato + concorrenza nel mercato: perché no? Fra le due opposte alternative: a) grandi lotti che economizzano i costi di coordinamento ma che non sono ottimali sotto il profilo gestionale e della concorrenza; b) e piccoli lotti, che presentano handicap opposti; vi è una terza via da esplorare: bacini di traffico tali da permettere la compresenza di numero limitato di affidatari di diritti speciali, in concorrenza fra di loro (ciascuno di dimensione minima ottima), fra i quali ripartire il finanziamento pubblico. 19 Concorrenza per il mercato + concorrenza nel mercato: perché no? • (i) (ii) (iii) (iv) • • a titolo di esempio lo schema potrebbe essere il seguente: messa a gara di (in ipotesi) due lotti di servizi in concorrenza sulle stesse linee, con orari omogenei (buoni e cattivi) ripartiti fra i due lotti; tariffe massime predeterminate in sede di gara (adeguabili con price cap) e comuni ai due operatori; biglietti liberamente spendibili dagli utenti con l’uno o l’altro operatore e libertà per ciascuno di praticare prezzi minori (in questo caso i biglietti non sarebbero scambiabili); data la capacità offerta, compensazioni per passeggero trasportato sulle corse in OSP (→ incentivo alla qualità e a competere sui prezzi), con libertà di operare corse aggiuntive senza compensazioni; si aggiudica il primo dei due lotti il concorrente che (poniamo) richiede la compensazione minore; al secondo classificato nella gara viene assegnato l’altro lotto a patto che accetti le condizioni proposte dal primo classificato. 20 Concorrenza per il mercato + concorrenza nel mercato: benefici • concorrenza per il mercato cum concorrenza nel mercato; • gli operatori competono sulla qualità dei servizi (specie nel trasporto ferroviario ed extra-urbano) ed eventualmente sui prezzi; • il “modello” è applicabile anche al caso di affidamento congiunto di servizi di modalità diverse; • è eventualmente conciliabile con il parziale mantenimento di affidamenti diretti o in house limitatamente (nell’esempio) a uno dei due lotti → • nel qual caso la gara riguarda solo il secondo lotto e l’operatore in house viene confermato a patto di accettare le condizioni proposte dall’impresa che ha vinto la gara. 21
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